In armonia con l’autunno

L’autunno è sempre stato per me faticosissimo, con le temperature che si abbassano, la poca luce, l’aria di decadenza. Ma il mio desiderio di vivere quanto più possibile bene e in armonia con le stagioni dell’anno, mi ha portato negli anni ad approfondire lo studio, se così si può dire, dell’autunno. E forse, sta anche iniziando a piacermi.

Nella medicina cinese, l’individuo viene visto nella sua globalità – non unicamente come un corpo – ed anche in relazione alla stagione dell’anno. Gli organi collegati all’autunno sono i polmoni e l’intestino crasso, i principali deputati – insieme alla pelle – degli scambi tra interno ed esterno. Questi organi ci chiedono, in particolare in questa stagione, di tenere ciò che è buono e utile e di lasciare andare ciò che non serve più, come fanno gli alberi con le foglie secche. Il passaggio del lasciare andare è necessario all’albero per accogliere la vita nuova, che però non appare subito, ma dopo un lungo periodo, quello invernale. Il senso dell’inverno lo vedremo più avanti.

Nel frattempo, possiamo scegliere di vivere consapevolmente questa stagione, seguendone i ritmi naturali: lasciando andare, mollando la presa, affidandoci, perdonando, anche con un bel pianto se capita. Se ci viene da fare pulizia in casa e degli armadi, ben venga: è sempre un lasciare andare per fare posto al nuovo, tenendo solo, per il momento, l’essenziale. Per quanto scomodo, è anche quello che ci sta chiedendo la serie di dpcm sempre più stringenti, che è approdata ieri a mantenere attivi solo i servizi essenziali, appunto.

Il lavoro interiore è molto prezioso tutto l’anno, ma in autunno e in inverno può esser favorito proprio dal ritmo diverso e rallentato. Possiamo allearci con l’introspezione e il raccoglimento, per approfittare di questa fase naturale di inventario.

Leaf Poetry – Gruppo di Arteterapia, Autunno 2020

Realizzare se stessi

La psicoterapia della Gestalt vede come fine dell’essere umano quello di diventare ciascuno il proprio vero Sé. Noi stessi abbiamo spesso un ideale di ciò che dovremmo essere, ma questo può in realtà allontanarci da ciò che realmente siamo, facendoci aderire a una qualche idea di noi. Ma chi siamo veramente?

Nelle parole di Perls, uno dei padri della Gestalt: “Non possiamo indurre deliberatamente il cambiamento, né in noi stessi, né negli altri. Questo è un punto decisivo: sono molti quelli che dedicano la propria esistenza a realizzare una loro concezione di come ‘dovrebbero’ essere, invece di realizzare se stessi.”

Possiamo, invece, smettere di sprecare il nostro prezioso e limitato tempo e iniziare un viaggio alla scoperta del nostro vero Sé.

Comunicare nella coppia

Parlarsi non sempre è facile, soprattutto quando non ci è stato insegnato fin da piccoli a farlo in modo costruttivo e quando le emozioni colorano il momento presente, talvolta rendendoci poco lucidi. Ho annotato qui alcuni consigli per trarre il meglio dal dialogo e usarlo per rafforzare la relazione:

Prima di tutto impegnamoci ad ascoltare, che vuol dire fare silenzio per l’altro, non interrompere, dare il tempo di esprimersi, voler capire senza giudicare, ascoltare per comprendere e non per rispondere.

Usiamo la nostra capacità di empatia, per cogliere cosa l’altro prova, come si sente e provare a metterci nei suoi panni.

Dimostriamo rispetto per noi e per l’altro: l’attenzione a non ferire è una delle più belle forme di rispetto. Cerchiamo di non farci male, neppure quando siamo molto arrabbiati.

La sincerità in una relazione è un elemento cardine. Dunque cerchiamo di dire tutto ciò che pensiamo, usando frasi in prima persona come “io penso”, “io credo”, “io sento”, ma allo stesso tempo…

Non siamo tenuti a dire tutto ciò che stiamo pensando, soprattutto se è frutto della rabbia del momento. Piuttosto chiediamoci: è vero? è gentile? è utile? e ricordiamo che siamo portatori di punti di vista, non di verità.

Ricordiamoci che l’altra persona non può leggerci nella mente, dunque non diamo per scontato nulla, non mettiamo l’altro alla prova e sforziamoci di essere chiari.

Assicuriamoci di aver capito cosa realmente l’altro intende dirci: supporre non è utile e a volte porta ad errori, piuttosto verifichiamo di aver capito, riformuliamo ciò che il partner ci ha detto con altre parole (tu mi stai dicendo che…?).

Non generalizziamo ed evitiamo espressioni come “sempre” e “mai”. Parliamo piuttosto di un episodio avvenuto, il più recente possibile, e rimaniamo su quello.

Non critichiamo la persona nella sua interezza ma un certo comportamento, ad esempio spiegando “quando fai così io mi sento cosà”.

Cerchiamo di non rivangare situazioni passate e se proprio non riusciamo cerchiamo di capire perchè: se vanno ancora risolte impegnamoci a farlo affinchè non se ne debba più parlare.

Rispettiamo le differenze tra noi e accettiamo i disaccordi. Amarsi non vuol dire essere uguali e pensarla su tutto allo stesso modo. Capiamo insieme quali sono i temi importanti su cui essere d’accordo è necessario e quali i temi minori su cui tollerare la diversità di pensiero.

Quando riceviamo una critica chiediamo all’altro di chiarirne il contenuto, di spiegarsi meglio. Facciamogli domande, mostriamoci interessati al suo punto di vista e cerchiamo di non irrigidirci nel tentativo di difenderci. Una critica costruttiva è un’occasione per noi di migliorarci.

Utilizziamo frasi di incoraggiamento, supporto e apertura quando parliamo, come “cosa ne pensi?”. Aiutano a creare un dialogo (utile più di un monologo) e fanno sentire all’altro che il suo punto di vista per noi è importante.

Se riconosciamo di aver sbagliato ammettiamo l’errore e mostriamoci disponibili a cambiare. Impariamo a chiedere scusa senza sentirci per questo deboli o provare vergogna. Ammettere l’errore è anzi un atto di maturità.

Cercare il risveglio interiore ogni mattina e ogni sera

Ciò che verrà, ciò che anche la prossima ora, il prossimo giorno mi potranno portare incontro, sebbene mi sia del tutto sconosciuto, non lo posso cambiare mediante alcuna paura o timore.

Io l’attendo con il più profondo silenzio dell’anima, con la più assoluta calma del mare del sentire.

Colui che può andare incontro al futuro con tale calma, e tuttavia non lasciar venir meno in alcun modo la sua energia, la sua forza d’azione, in costui le forze dell’anima possono svilupparsi nel modo più intenso e nella forma più libera.

E’ come se davanti all’anima cadessero al contempo impedimenti su impedimenti, quando essa viene compenetrata sempre più da quell’atmosfera di dedizione di fronte agli eventi che fluiscono dal futuro.

La nostra evoluzione viene ostacolata dalla paura e dal timore perchè noi, attraverso le onde della paura e del timore, respingiamo quello che il futuro vuole far entrare nella nostra anima.

La dedizione a ciò che viene chiamata saggezza divina presente negli eventi, la sicurezza che ciò che verrà deve essere e che, in qualche direzione, darà frutti fecondi, l’evocazione di tale atmosfera nelle parole, nei sentimenti e nelle idee: questo è lo stato d’animo della preghiera di devozione.

Nella nostra epoca è veramente necessario imparare a saper vivere con vera fiducia senza alcuna preventiva rassicurazione esistenziale, con la fiducia nell’aiuto sempre presente del mondo spirituale. In verità, affinchè oggi il coraggio non venga meno, non resta che divenire sovrani della nostra volontà con la giusta disciplina e cercare il risveglio interiore ogni mattina e ogni sera.

Rudolf Steiner, Preghiera di devozione, 1910

Matite o pennarelli?

Offrire un foglio e dei colori ai bambini significa dar loro la possibilità di esprimersi liberamente e spetta a noi impegnarci affinchè questo avvenga in un clima di libertà e assenza di giudizio. Inoltre lo scarabocchio e il disegno libero offrono importanti spunti di comprensione del mondo interno dei bambini.

Ma tutti gli strumenti sono uguali? No. Esistono infiniti mezzi di espressione, ma i più diffusi – soprattutto nelle scuole – sono matite e pennarelli. Purtroppo, i preferiti da gran parte delle maestre e dei bambini sono i secondi. Se chiedete ai bambini, quasi certamente vi diranno che preferiscono i pennarelli alle matite. Già a 2-3 anni mostrano questa preferenza e questo perchè i pennarelli lasciano segni più forti e vividi.

Ma le matite hanno molte virtù, più sottili e nascoste, che noi adulti dobbiamo conoscere di modo da proporle ai bambini e ritardare la loro conoscenza dei pennarelli.

Le matite, a differenza dei pennarelli, permettono di calibrare la nostra energia, di dosarla: possiamo lasciare tracce leggere o calcare forte senza rischiare di rompere il foglio, cosa che spessissimo accade ai bambini quando colorano con i pennarelli. Le matite danno, in sostanza, la possibilità di sperimentare il tratto. I diversi tratti sono diversi tanto quanto diverse sono le personalità di chi li lascia sul foglio: rappresentano ed esprimono le nostre sfumature emotive.

Max Pulver, grafologo svizzero, spiegava che disegnando esprimiamo la nostra energia e che la pressione che esercitiamo è una manifestazione dell’impulso e non della volontà cosciente. La possibilità di osservare il tratto – offerta dalle matite – diventa, quindi, una risorsa importante per il bambino per esprimersi attraverso sfumature e per noi adulti di comprendere meglio il loro mondo interiore.

Il tratto è dunque l’impronta più autentica e non imitabile della nostra personalità, parla della nostra essenza. Capite che i pennarelli nascondono tutto ciò, offrendo un’unica possibilità o possibilità molto limitate, costringendo chi disegna all’omologazione.

Compito della famiglia e della scuola è quello di conservare e proteggere la scintilla creativa individuale e favorirne l’espressione attraverso i mezzi più disparati e utili allo scopo, all’interno di un clima gentile di rispetto, libertà e accettazione incondizionata del risultato.

Scorci rubati

Scorci di natura in quarantena, rubati dai vetri, dai cancelli, dai cortili degli altri e che sono come sorsi d’aria pura. Li condivido con voi, in quanto generatori di benessere e riflessioni…

Non dimenticate che la terra si diletta a sentire i vostri piedi nudi e i venti desiderano intensamente giocare con i vostri capelli.
Khalil Gibran
La natura non ha fretta, eppure tutto si realizza.
Lao Tzu
In ogni passeggiata nella natura l’uomo riceve molto di più di ciò che cerca.
John Muir
Guardare la bellezza della natura è il primo passo per purificare la mente.
Amit Ray

La vita in quarantena per i più sensibili

Sono sicura di poter affermare che per alcuni la vita in quarantena non è poi così male. Per alcuni, è un pò come vorremmo che la vita “normale” fosse, o almeno che le assomigliasse un pò di più. Di chi parlo? Degli introversi e degli Altamente Sensibili come me. Ho avuto modo di leggere e confrontarmi con altri “del gruppo” e quindi posso raccontarne sapendo di parlare per molti.

Siamo, come tutti, preoccupati e addolorati dall’impatto di ciò che sta accadendo e molto sintonizzati sul dolore altrui – se siamo fortunati da non esser toccati in prima persona. Ci prende talvolta lo sconforto, l’ansia e la paura. Ci sentiamo, più o meno, spaventati, impotenti, sospesi. Però, al netto di tutto questo, per noi sopravvivere a questa pandemia non è affatto difficile. Avvertiamo molto di buono e prezioso in questa quarantena: è il tempo dei bisogni ritrovati.

L’opportunità di ritrovare il nostro Tempo e rispondere ai bisogni solitamente trascurati è data a tutti, o almeno a tutti quelli la cui vita lavorativa si è fermata temporaneamente. Ma per alcuni tutto questo vuoto è fonte di disagio e irrequietezza.

Per le persone molto sensibili e introverse è, invece, un meraviglioso spazio da riempire con tutta la creatività e la cura che solitamente non abbiamo l’energia – e il tempo, appunto – di riservargli. Siamo in grado di godere di ogni attimo, delle piccole cose, del canto degli uccelli, del sole che splende al di là del vetro. Ci nutriamo del tempo passato in cucina o sul balcone, del libro che possiamo ricominciare a leggere senza addormentarci alla seconda pagina, degli acquerelli che tiriamo fuori impolverati dal cassetto. Ci facciamo scaldare dai rapporti con i nostri cari che, anche se a distanza, possiamo coltivare, mostrando loro la nostra vicinanza e il nostro amore. Possiamo godere dei nostri figli e osservarli crescere 24 ore al giorno, anche se non è facile.

Ci viene tolta la pressione dei ritmi veloci pre-Coronavirus, degli scambi sociali a tutti i costi, delle notti povere di sonno. Senza contare i benefici per l’ambiente – le macchine ferme, gli acquisti e i consumi ridotti – a cui noi siamo molto sensibili.

Sia chiaro: non sto negando le morti, l’economia in crisi e tutte le difficoltà del momento. Sto illustrando gli aspetti positivi e arricchenti che noi sensibili siamo bravissimi a cogliere.

Anche per gli introversi e gli Altamente Sensibili ci sono alcuni consigli da tenere a mente per evitare i potenziali rischi di questa quarantena:

  • evitiamo di indulgere troppo nelle notizie e sui social media (non più di 1 ora al giorno e non prima di andare a dormire) e scegliamo fonti ufficiali, per minimizzare allarmismi e panico, che nuociono solamente al nostro delicato sistema nervoso mettendoci in uno stato di paura
  • scegliamo anche di nutrirci di (e condividere) informazioni e notizie positive e che infondano speranza
  • monitoriamo le nostre emozioni, sentiamole respirando e accogliamole tutte. Quando avvertiamo paura, impegnamoci a respirare profondamente e lentamente per ritrovare la calma. Possiamo tranquillizzarci come meglio riusciamo, ad esempio visualizzando scenari felici che speriamo di vivere presto. Cerchiamo di trasformare la paura in amore e fiducia e così rafforzeremo, tra l’altro, il nostro sistema immunitario
  • non sentiamoci obbligati ad accettare ogni proposta di incontro a distanza: queste iniziative sono senz’altro importanti per mantenere i nostri rapporti e per movimentare le nostre giornate, ma non sono graditi da tutti e possiamo scegliere di selezionarli e dosarli se non ci sentiamo a nostro agio in essi
  • se si co-abita, è importante cercare di ritagliarsi dei momenti completamente da soli. Questi sono particolarmente importanti per gli introversi e gli Altamente Sensibili, che in solitudine riescono a ricaricarsi al meglio.
  • dedichiamo tempo alle nostre passioni, a quelle che più ci fanno stare meglio e se abbiamo un giardino, un balcone o anche solo delle piantine grasse, dedichiamoci a qualcosa che vive e che cresce: è molto terapeutico assistere all’evoluzione incessante della Natura.

La forza è nel presente

Vedi, ogni volta che guardi al futuro e vuoi sapere cosa succederà, o hai dei dubbi sul futuro, o hai paura del futuro, perdi forza. Ma se al futuro non ci pensi proprio e stai nel momento presente, allora conosci un passo, e dopo quel passo sei in un altro presente, ma senza che tu cerchi quello successivo. Tu aspetti fino a che dal presente viene suggerito il prossimo passo. E fai solo quel passo lì. Così sei presente tutto il tempo, con forza.

Bert Hellinger

Il Mandala

Mio esperimento di Mandala

Dedico alcune righe al Mandala, che molto mi sta a cuore e che tanto è stato sdoganato col rischio di apparire una moda. Lo ripropongo, quale simbolo da conoscere e attività creativo-meditativa da intraprendere, ma prima vi spiego il perchè.

Mandala significa cerchio, ed anche centro, o cerchio magico. Di origine antica, ha una cornice circolare, comprende figure, luoghi, oggetti simbolici complessi e rappresenta l’universo fisico e psichico.
Nella struttura del mandala il centro rappresenta la sorgente della potenza del Creatore e il rito mandalico costituisce l’itinerario per raggiungerlo. Lungo questo percorso, gli aspetti frammentari dell’identità si ricompongono, raggiungendo una perfetta sintesi nell’identificazione col proprio nucleo divino.
Nel nostro tempo, e in questo momento in particolare, la sensazione di perdita del centro e di smarrimento di Se fa crescere un bisogno di sicurezza interiore, di una base psicologica d’appoggio più consistente e di trovare o ritrovare un centro di riferimento.
Jung, che introdusse il mandala nella psicologia occidentale, riteneva che la sola contemplazione di un mandala ispirasse la serenità e un senso di ritrovato ordine.
R. Turner, psichiatra statunitense, raccomanda il lavoro con i mandala soprattutto in quattro tipi di situazioni critiche:
1) Perdite particolarmente gravi
2) Profondi cambiamenti dei passaggi di età
3) Malattie che minacciano la vita
4) Emergenze spirituali
Che dite, in questo momento storico ne abbiamo?

(Con l’aiuto di “Il Mandala: uso psicologico ed educativo”, di Renzo Rossin)