L'Arteterapia

Le origini

L’Arteterapia nasce nel campo di concentramento di Terezin quando un’artista ed insegnante d’arte austriaca, Friedl Dicker Brandeis, lì deportata perchè di origine ebraica, decise di dare sollievo ai bambini del campo istituendo degli spazi di espressione creativa. I lavori di quei bambini sono arrivati fino a noi: farfalle, fiori, case di campagna che con ogni probabilità rappresentavano i desideri di bambini cui era stata sottratta la libertà e l’infanzia, ma anche scenari con scheletri, fucili e soldati che dimostravano una maturità e consapevolezza degli eventi non indifferente.

Friedl non abbandona mai l’idea che l’arte sia lo strumento comunicativo più efficace per rappresentare al meglio lo stato d’animo di ogni essere umano. Inizia ad annotare le proprie osservazioni e considerazioni, catalogare i disegni, proponendosi di dedicarsi più approfonditamente a questa tematica una volta finita la guerra. Morirà a Birkenau nel 1944.

Un’allieva di Friedl, Edith Kramer, emigrata negli Stati Uniti per sfuggire alle leggi razziali, ebbe fortunatamente il tempo di formalizzare e approfondire la mole di conoscenze della maestra. A lei si deve la nascita formale dell’arteterapia.

Il metodo e le sue possibili applicazioni

L’arteterapia è una disciplina che pone al centro il lavoro creativo e manuale come via per la conoscenza di sé. Il processo creativo, accompagnato dal terapeuta, si rivela importante tanto quanto il prodotto artistico. Il prodotto, mai misurato sulla base di criteri estetici, diventa il terzo della stanza, il terzo del processo di guarigione, diventando espressione di vissuti a volte chiari, a volte meno, che è ora possibile guardare ad una certa distanza. La stanza dell’arteterapeuta è un luogo di non giudizio, di accoglienza e accettazione, in cui darsi la possibilità di esprimersi facendo uso di un’ampia varietà di materiali e strumenti, talvolta suggeriti dal terapeuta stesso per soddisfare specifici bisogni della persona.

Se per iniziare non servono competenze artistiche, l’arteterapia finisce col farci sentire più competenti e capaci, migliorando l’autostima, le capacità di problem solving e tirando fuori risorse inaspettate. Pertanto ben si presta a tutte le fasce d’età, non solo con i bambini! Ho visto anziani ottenere enormi benefici da un attento lavoro in piccolo gruppo. Lo stesso vale per gli adolescenti che, proverbialmente, faticano a parlare di sé, i disabili, persone che hanno vissuto traumi ed esperienze molto dolorose in cui la narrazione si è congelata o frammentata, persone con dipendenze e tutti coloro che vogliono approfondire la conoscenza di sé.

Arteterapia e narrazione di sé

La narrazione di sé è possibile e può raggiungere nuove sfaccettature una volta integrato il lavoro artistico. La consiglio vivamente a chiunque si senta spontaneamente chiamato o incuriosito dall’idea. E’ però sicuramente utilissima in tutte quelle situazioni in cui le competenze narrative e metacognitive sono scarse, non ancora sviluppate, represse, o momentaneamente in difficoltà. L’arteterapia si può praticare in setting individuale, in piccolo gruppo e può essere utilizzata come supervisione e formazione in azienda, rivolta a personale scolastico, medico, educativo, infermieristico.